Approfondimento
Referendum confermativo: una consultazione senza quorum
Il concetto moderno di referendum è, secondo il vocabolario della lingua italiana
Devoto-Oli, quello di un appello, autorizzato e regolato dalla legge, al corpo elettorale perché si
pronunci su singole questioni o più particolarmente, sulla struttura essenziale dello Stato o del
governo, in quest'ultimo caso con significato riconducibile a plebiscito.
Il termine deriva dal latino, nello specifico dal gerundio del verbo refero (refers, retuli,
relatum, referre) che tra i suoi numerosi significati annovera anche quelli di riferire, riportare,
rispondere.
Il termine quorum, anch'esso di chiara provenienza latina, deriva dalla frase "quorum maxima
pars" e sta a significare il numero legale, la maggioranza, istituti ancora oggi fondamentali negli
organi e nelle decisioni collegiali.
Nel referendum confermativo, detto anche costituzionale o sospensivo, si prescinde dal
quorum, ossia si procede al conteggio dei voti validamente espressi indipendentemente se abbia
partecipato o meno alla consultazione la maggioranza degli aventi diritto, a differenza pertanto da
quanto avviene nel referendum abrogativo.
Attraverso il referendum abrogativo si decide se abrogare o meno una legge mentre con il
referendum confermativo il popolo decide se confermare o meno una legge di riforma costituzionale
già approvata dal Parlamento, ma senza la maggioranza qualificata dei due terzi.
Si procede ad un referendum confermativo di una legge costituzionale nel caso in cui
entro tre mesi dalla pubblicazione della legge stessa, ne facciano richiesta un quinto
dei membri di una camera, oppure 500.000 elettori oppure cinque consigli regionali. La votazione ha
luogo in una domenica compresa fra il 50° e il 70° giorno successivo all'indizione del referendum
stesso.