Home  |  Sala Stampa  |  Notizie  |  Il modello Lampedusa

Il modello Lampedusa

Il Centro di Lampedusa, originariamente localizzato nei pressi dell’Aeroporto e con una capienza massima di 186 posti, è stato istituito nel luglio 1998 quale Centro di permanenza temporanea ed assistenza (CPTA), anche con funzioni di 'Centro di primo soccorso e smistamento' dei migranti, (sia richiedenti asilo, sia irregolari) che vi transitavano per poche ore in attesa di essere trasferiti, dopo un primo accertamento sanitario e dell’identità, presso altre strutture della Sicilia o del continente.

Ben presto il Centro è risultato inadeguato per fronteggiare, efficacemente, il numero sempre più rilevante di extracomunitari che sbarcavano sull’isola.

Basti pensare alla progressione degli arrivi registrata negli ultimi 5 anni (nel 2003 sono stati pari a 8.800, per diventare 10.477 nel 2004, balzare successivamente alla cifra di 15.527 nel 2005, e pervenire ai 18.047 arrivi nel 2006 e 11.749 nel 2007 fino a 19.764 del settembre 2008) per capire il senso dell’impegno sostenuto dalle istituzioni e dalla popolazione locale.

Ecco come è nata l’esigenza di mutare la natura e la destinazione originaria del centro, oggi non più deputato al trattenimento ed all’identificazione, bensì destinato alle attività di soccorso e prima accoglienza.

In questo arco di tempo le Autorità competenti hanno l’opportunità di dedicarsi alla primissima fase operativa, per poi favorire l’afflusso alle altre strutture presenti sul territorio nazionale (rispettivamente presso i CPT – se ci sono gli estremi per l’espulsione – negli altri casi presso i Centri di accoglienza per i richiedenti asilo CARA), consentendo così una permanenza breve sull’isola agli stranieri, di norma non superiore alle 48 ore.

È del febbraio 2006 la riqualificazione del Centro da CPT in Centro di Soccorso e Prima Accoglienza (CSPA).

Il Centro è stato conseguentemente rinnovato anche sotto il profilo logistico, grazie ad una nuova e più dimensionata struttura, collaudata e resa operativa dal 1° agosto 2007, oggi in grado di ospitare 381 persone: estensibili, all’occorrenza, a 804.

Questa situazione non poteva essere fronteggiata senza un deciso concorso di tutte le componenti delle istituzioni statali, dell’associazionismo di settore e delle maggiori organizzazioni internazionali non governative, in grado di contribuire significativamente a tutte le esigenze immediate e di prospettiva.

Sotto il profilo dell’assistenza sanitaria, è in vigore da qualche anno una convenzione, a titolo gratuito, tra la Prefettura di Agrigento, l’ASL competente di Palermo e l’associazione 'Medici Senza Frontiere', per garantire l’effettuazione di un primo ed immediato triage sanitario al momento dello sbarco in cui intervengono medici, infermieri e mediatori culturali, con possibilità di somministrazione di farmaci di primo soccorso in casi di grave urgenza ovvero di invio immediato al poliambulatorio dell’isola.

Dal mese di aprile è operativa una ulteriore convenzione anche con i medici del Sovrano Militare Ordine di Malta, per assicurare il soccorso sanitario degli immigrati già dal momento del loro trasbordo sulle unità navali della Capitaneria di porto.

Accanto alle misure di soccorso, già dal 2006 è stata sottoscritta una Convenzione con OIM, UNHCR e CRI per l’attivazione di un presidio fisso all’interno del Centro per attività di supporto informativo-legale ai migranti nell’ambito delle rispettive finalità istituzionali.

Tale collaborazione è stata attivata con il Progetto 'Praesidium I– Potenziamento dell’accoglienza rispetto ai flussi migratori che interessano l’isola di Lampedusa'  finanziato nell’ambito del programma comunitario Argo 2005, che si è concluso il 28 febbraio 2007.

Successivamente, in virtù degli ottimi risultati raggiunti dal modello “Lampedusa”, la Commissione Europea ha approvato, con validità dal 1 marzo 2007 al 1 marzo 2008, il progetto di collaborazione denominato “Praesidium II – Consolidamento delle capacità di accoglienza rispetto ai flussi migratori che interessano l’isola di Lampedusa e altri punti strategici di frontiera sulle coste siciliane” che ha esteso il raggio dell’attività delle tre Organizzazioni anche ad altri Centri di accoglienza per immigrati irregolari della Sicilia, quali Trapani, Caltanissetta, Siracusa, con possibilità di intervenire sulle coste interessate da eventuali sbarchi clandestini, quali Pozzallo (SR), Licata (AG) ecc..

Ed ancora con “Praesidium IIII” per ampliare il raggio d’azione alle località dove sono presenti centri di accoglienza per immigrati (CDA, CARA, CIE e CPSA) in Sicilia, in Sardegna, in Puglia e in Calabria.

In base a questa iniziativa le tre Organizzazioni hanno prestato il proprio contributo per potenziare il sistema di accoglienza dei migranti irregolari, e, per fornire, accanto ad un primo orientamento legale, uno specifico supporto informativo sulla legislazione italiana in tema di immigrazione irregolare, di tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù nonché sulle procedure di ingresso regolare in Italia.

Sulla base di questa collaborazione sono state inoltre illustrate le possibilità del ritorno volontario o concordato e, nello stesso tempo, sono stati individuati i gruppi vulnerabili ai fini dell’adozione di opportune iniziative di tutela.

Infine, da agosto, opera a Lampedusa una task force medica al Centro di accoglienza, grazie ad una convenzione firmata dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, per effettuare a favore dei migranti, ma anche della cittadinanza e dei soggiornanti nell'isola, prestazioni sanitarie gratuite nelle specialità di dermatologia, infettivologia, ginecologia e per la formazione di operatori sanitari nel centro di primo soccorso e assistenza e presso il poliambulatorio dell'isola di Lampedusa.

La convenzione, che avrà una durata di 90 giorni, permetterà ai medici di svolgere, tra l’altro, attività di formazione in materia sanitaria, con particolare riferimento agli aspetti collegati alla diagnosi delle malattie dell'immigrazione e della povertà e con attenzione all'approccio interculturale, nella tutela della salute degli immigrati e per il contrasto delle patologie della povertà, nel pieno rispetto delle diverse identità culturali.