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Asilo
18.11.2014
Solidarietà e cooperazione tra Stati per un'Europa dell'asilo
Un nuovo approccio comunitario e nuovi modelli di gestione nelle proposte emerse durante la prima giornata della Conferenza internazionale 'La gestione dei flussi d’Asilo: rafforzare gli strumenti, rafforzare il sistema', in programma a Roma fino al 19 novembre. Intervenuti ai lavori, introdotti dal sottosegretario Manzione, il capo dipartimento Libertà civili e Immigrazione Morcone e il direttore dell'Easo Vissernostro servizio
«Europa significa solidarietà, fiducia, dobbiamo investire gli uni sugli altri». Le parole conclusive dell'intervento del direttore esecutivo dello European Asylum support office (Easo) Robert Visser alla prima giornata della Conferenza internazionale su 'La gestione dei flussi d’Asilo: rafforzare gli strumenti, rafforzare il sistema' - aperta oggi a Roma e in programma fino a domani - riassumono un po' la visione comune del futuro delle politiche di gestione dei flussi migratori e dell'asilo emersa dagli interventi degli altri relatori, preceduti dall'introduzione del sottosegretario all'Interno Domenico Manzione.
Siamo di fronte a un «fenomeno montante di migrazione umanitaria», ha premesso il capo del dipartimento per le Libertà civili e l'Immgirazione del ministero dell'Interno Mario Morcone, legato a scenari internazionali molto critici - la guerra civile in Libia, l'emergenza sanitaria Ebola, la crisi Russia-Ucraina, la Siria, la minaccia globale dell'Isis -, che favorisce interpretazioni del fenomeno «non in linea con i tempi» e un «gap di analisi» che «minano alla base il progetto di una nuova società aperta fondata sui diritti umani», sulla linea - libertà, uguaglianza, solidarietà - indicata, ha ricordato Morcone, dal neo commissario europeo per le Migrazioni, gli Affari interni e la Cittadinanza Dimitris Avramopoulos.
In questo quadro, ci sono «pochi strumenti operativi efficaci» e molti passi ancora da fare verso politiche condivise per raggiungere l'obiettivo di un'«Europa dell'asilo», per ribadire le ragioni del progetto europeo. Una delle strade indicate dal capo dipartimento per l'Immigrazione è «rivedere l'accordo di Dublino», lavorare su una sua reinterpretazione che ne valorizzi l'impianto potenziale, «basato sulla solidarietà e sulla mutua assistenza sostenibile» tra i paesi dell'Unione europea (Ue), in altre parole sul principio del burden sharing, la distribuzione del peso della pressione migratoria.
Un po' il principio alla base del modello italiano di accoglienza sancito nel luglio scorso dalla Conferenza unificata Stato-Regioni-Autonomie locali, ha ricordato il sindaco di Catania e presidente del consiglio nazionale dell'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) Enzo Bianco. L'accordo ha spostato la gestione dell'accoglienza dei richiedenti asilo dai comuni all'azione coordinata di governo, tramite il ministero dell'Interno, regioni e comuni, comportando «un salto di qualità» nel sistema.
Lo stesso modello 'a rete' si ripete a livello locale, come testimonia l'esempio di Roma, testimoniato dall'assessore al Sostegno sociale e alla Sussidiarietà Rita Cutini, secondo la quale «la gestione dei flussi d'asilo necessita di un'organizzazione moderna e un nuovo approccio culturale». La capitale, che da inizio anno a oggi ha aumentato i posti dell'accoglienza da 150 a 2600, ha detto, è passata da un approccio emergenziale a uno strutturale di gestione del fenomeno, grazie «al lavoro sinergico con le regioni e il ministero dell'Interno» e alla collaborazione con l'associazionismo.
#ConferenzaAsilo @angealfa : sistema comune europeo asilo basato su cooperazione e solidarietà Stati membri Ue @IT2014EU
— Il Viminale (@IlViminale) 18 Novembre 2014
Un approccio nuovo necessario anche a livello europeo, ribadito dal ministro dell'Interno Angelino Alfano nel messaggio inviato alla conferenza. Considerata la prevalenza di fattori umanitari - guerre, persecuzioni, situazioni di disconoscimento dei diritti umani - all'origine, oggi, dei flussi migratori, è necessario che i 28 Stati membri dell'Unione abbiano «un quadro giuridico comune di riferimento» per gestire il fenomeno. Per questo, ricorda il ministro, la Presidenza italiana del semestre europeo ha presentato un documento formale, un nuovo modello comune di gestione dei flussi basato su 3 elementi chiave: la cooperazione con i Paesi terzi, soprattutto per risolvere i problemi interni all'origine delle partenze; il rafforzamento di Frontex, nell'ambito del quale si inserisce la nuova operazione Triton per il presidio delle frontiere esterne dell'Europa nel Mediterraneo; un sistema comune di asilo, fondato sulla cooperazione e sulla solidarietà degli Stati membri.
Anche a livello nazionale il governo ha elaborato un nuovo modello di accoglienza elaborato dal governo: una prima fase di soccorso e assistenza in centri governativi nelle regioni di sbarco; una seconda fase di accoglienza e qualificazione, per individuare chi ha diritto alla protezione internazionale; un'ultima fase di seconda accoglienza e integrazione attraverso lo Sprar (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati) gestito dagli enti locali e coordinato dal ministero dell'Interno.
Altra novità, prevista nella legge di stabilità, l'inserimento nel sistema di protezione dei rifugiati dei minori straneiri non accompagnati anche se non richiedenti asilo.
Il tutto in un quadro complesso, quello delle dinamiche dei flussi d'asilo, nel quale giocano una serie di fattori, che non consentono previsioni a lungo termine, sia per quanto riguarda le cifre complessive che la composizione degli stessi flussi, ha ricordato Visser. Per questo l'Easo ha attivato un sistema informativo con la collaborazione di tutti i Paesi dell'Ue che consente di monitorare i diversi scenari europei e internazionali e di riunire gli esperti tempestivamente, al mutare di questi scenari, per cercare di prevedere cosa aspettarsi e prepararsi a gestirlo al meglio, «la cosa migliore che possiamo fare». A questo servono anche i progetti pilota avviati con l'Italia e con Malta dall'Easo in collaborazione con Frontex, Europol ed Eurojust, per comprendere i meccanismi all'origine delle reti criminali che organizzano i flussi via mare.
La conferenza, organizzata nell'ambito del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Ue, prosegue domani con interventi e workshops tematici.