Approfondimento
La Storia della Polizia
La voce polizia si arricchisce durante la formazione dell'unità d'Italia di un
significato più alto e comprensivo che considera il diritto del cittadino alla sicurezza come
essenziale connotato
del moderno Stato democratico. Con
questavisione il re Carlo Alberto, nel 1848, quando concede lo statuto liberale agli Stati sardi,
avverte il bisogno di rifondare la Polizia con la nuova denominazione di Pubblica Sicurezza. Nel
1852 nasce il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, il primo atto concreto con cui si dà
inizio a un lunghissimo processo di rinnovamento e di riforme, che arriva a compimento, almeno
nelle direttrici di sistema, assai più di un secolo dopo, quando la legge di riforma del 1981 avvia
l'era della "121". In questo lungo periodo di luci e ombre, i valori fondanti dell'Istituzione
mantengono sempre la loro vitalità e sono fortemente motivanti per il personale e per la società
civile che ha un ruolo decisivo nei progressi della Polizia.
Nella riforma del 1981, e nella sua ventennale attuazione, ritroviamo i due princìpi cardine
che hanno un costante riferimento con tutta la storia della Pubblica Sicurezza: la direzione
unitaria delle Forze di Polizia e la vicinanza della Polizia ai cittadini.
Il primo punto è il motivo centrale delle raccomandazioni impartite dal Ministro dell'Interno
Ricasoli, nel 1867, quando i poteri della Pubblica Sicurezza sono estesi in tutte le province del
Regno d'Italia. La circolare Ricasoli esplicita così l'esigenza di una guida unitaria nella campo
della sicurezza:"La sola autorità che sopraintende alla Pubblica Sicurezza è il Ministro
dell'Interno, sotto la cui responsabilità, la dirigono nelle province e nei circondari i prefetti,
i sottoprefetti e i questori".
La riforma di venti anni fa riafferma la fondamentale direttrice risorgimentale del sistema
sicurezza: il Ministro dell'Interno è Autorità nazionale di Pubblica Sicurezza, ha l'alta direzione
dei servizi di ordine e sicurezza pubblica, coordina i compiti e le attività delle Forze di
Polizia, adotta i provvedimenti per l'ordine e la sicurezza pubblica, avvalendosi
dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza; nell'ambito dell'Amministrazione della Pubblica
Sicurezza è istituito il Dipartimento della Pubblica Sicurezza - alla cui guida è preposto il Capo
della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza - che provvede all'attuazione della
politica dell'ordine e della sicurezza pubblica, al coordinamento tecnico operativo delle Forze di
Polizia, alla direzione e amministrazione della Polizia di Stato, alla direzione e gestione dei
supporti tecnici, anche per le esigenze generali del Ministero dell'Interno, dell'ordine e della
sicurezza pubblica.
Il secondo punto elettivo del processo di riforma, la vicinanza della Polizia ai cittadini, è
l'asse lungo il quale si sviluppa la capacità dell'Istituzione di provvedere alla sicurezza dei
cittadini nelle più
diverse situazioni, che vanno dalla lotta
alla criminalità, al soccorso pubblico. È un valore che si concreta non solo negli intenti, ma
nella qualità professionale e in momenti formativi di forte spessore. Anche questo è un cammino di
lunga durata. Cento anni fa, nel 1901, nasce la Scuola Superiore di Polizia Scientifica che allinea
l'Italia con gli altri Paesi civili nell'approfondimento delle tecniche di indagine criminale. La
capacità investigativa è un supporto decisivo per dare più certezza al lavoro della Polizia e per
dare ai cittadini la fiducia di essere ben tutelati.
Nello stesso periodo l'attenzione delle autorità di Pubblica Sicurezza si rivolge al
progresso della civiltà delle comunicazioni che incide sulla qualità della vita di milioni di
cittadini.
Nel 1907 nascono i Commissariati compartimentali della Polizia ai quali viene affidato il
compito di vigilare sui treni. È l'inizio delle Specialità, proiettate su tutti gli scenari
dell'evoluzione sociale ed economica: motorizzazione, ferrovie, poste, frontiere, luoghi d'incontro
di milioni di persone. Il bisogno di sicurezza in questi luoghi è il presupposto del corretto
vivere civile.Dopo la seconda guerra mondiale le Specialità si sono consolidate e rinnovate
assumendo come riferimento statuale la Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, che ne ha
valorizzato il patrimonio unico di conoscenze tecniche e di esperienze operative. Le recenti
direttive del Capo della Polizia prevedono per queste Specialità un progetto formativo che rafforza
il parametro della qualità e della razionalità dell'impiego.
Uno degli aspetti più significativi del rapporto tra la Polizia e i cittadini è lo spirito di
solidarietà, vissuto come un dovere morale: in ogni situazione di emergenza, anche nelle ore più
drammatiche, come è avvenuto durante la seconda guerra mondiale, gli uomini della Pubblica
Sicurezza rimangono al loro posto per aiutare chi è più esposto al pericolo. Il sacrificio del
commissario Giovanni Palatucci, che affronta a Fiume rischi mortali per salvare gli ebrei, e paga
il suo coraggio con la deportazione e la morte a Dachau, è radicato in una profonda consapevolezza
delle ragioni dell'Istituzione e dei suoi rapporti con i cittadini. Ai tanti amici che lo esortano
a lasciare Fiume e a mettersi in salvo, Palatucci risponde :"Non posso lasciare Fiume perché sono
rimasto solo a proteggere gli ebrei". Al di sopra di tutto per lui, poliziotto, come per tanti
altri poliziotti rimasti ai loro posti, nonostante che lo Stato fosse in dissoluzione, c'era il
diritto alla vita di persone innocenti, da qualsiasi parte provenisse il pericolo. Una scelta
coerente col principio che la Polizia, in ogni circostanza, ha il dovere di soccorrere i cittadini
esposti a gravi minacce.
Il merito della riforma non è di aver inventato una nuova Polizia ma di aver espresso in un
sistema unitario le esigenze e i valori che sono alla base della Pubblica Sicurezza, che ne sono i
princìpi costitutivi. È questa la svolta che ha dato un'immagine nuova alla Polizia, quella della
Polizia di Stato, una Polizia civile profondamente motivata dai principi costituzionali e da una
lunga, travagliata, crescita storica. Il primo effetto della riforma è stato di uniformare lo stato
del personale riportando nell'ambito dell'ordinamento civile le Guardie di Pubblica Sicurezza che
erano state militarizzate nel 1943, e riconoscendo alle donne la parità di funzioni. Dalla base
fino ai piani alti, dai livelli centrali a quelli periferici, l'architettura del sistema sicurezza
progettato dalla riforma, è indirizzata a creare una cornice entro la quale è possibile
programmare, con una razionale gestione delle risorse, la complessa strategia operativa delle Forze
di Polizia. Il punto di arrivo della riforma, dopo venti anni, dopo una vastissima produzione di
norme delegate che hanno svecchiato profondamente tutti i rami dell'Amministrazione, hanno
rinnovato le strutture investigative, hanno creato nuovi profili professionali, come quelli degli
ispettori, e una nuova professionalità nelle strutture centrali, nelle Questure, nei Commissariati,
nelle Specialità, nei rapporti tra le Forze di Polizia, nella collaborazione internazionale, non è,
e non può essere, un punto limite, una sbarra di confine. L'orizzonte della sicurezza muta in
continuazione, presenta sempre nuovi scenari. Il punto più forte della "121", è nella
semplificazione degli strumenti che permettono di valutare i fenomeni nuovi e di prefigurare le
risposte compatibili, attraverso continui aggiornamenti coordinati tra le Forze di Polizia.
Recenti modifiche normative hanno ribadito la centralità del Dipartimento della
Pubblica Sicurezza creando ancor più uno stretto raccordo con il Ministro dell'Interno laddove la
norma recita che il Ministro esercita le sue funzioni mediante il Dipartimento della Pubblica
Sicurezza.
L'urgenza di realizzare la massima coesione di energie e di saperi,
per far fronte agli impegni comunitari (Europol, trattato di Schengen, trattato di Amsterdam,
piano di Vienna, accordi di Tampere) ha contribuito a determinare la svolta con cui sono stati
ridisegnati i compiti degli Uffici centrali e periferici di investigazione e i nuovi profili
organizzativi e funzionali delle strutture del coordinamento e della pianificazione. Da anni le
Forze di Polizia lavorano insieme in unapluralità di strutture di coordinamento a livello nazionale
e internazionale.
È una realtà in crescita che si consolida sempre più e contribuisce
in misura determinante al miglioramento della qualità e della flessibilità delle attività
operative.