1922
L'ascesa al potere del fascismo determina, nell'immediato, … almeno due novità significative: lo scioglimento dei due Corpi in cui era allora organizzata la Polizia nazionale e il passaggio della direzione generale delle carceri e dei riformatori al ministero di Grazia giustizia e culti.
Benché rimanesse il ministero politicamente più importante, che Mussolini riservò a sé (tranne il breve periodo, successivo al delitto Matteotti, nel quale preferì affidarlo a Luigi Federzoni) per l'Interno si andava profilando una perdita progressiva del ruolo di principale contenitore dell'apparato amministrativo statale.
Ma già tre anni dopo il Corpo di polizia veniva ricostituito e nove anni dopo il travaso di competenze fra l’Interno e la Giustizia avveniva in senso inverso: la direzione generale del Fondo per il culto e del fondo di beneficenza e religione della città di Roma, nonché la direzione generale degli Affari di culto entrarono a far parte del ministero dell'Interno.
Nel territorio la dialettica tra istituzioni e regime si manifestò ripetutamente, giungendo anche a contrapposizioni aperte. Nondimeno, Mussolini tentò di evitare che i maggiorenti periferici del partito fascista prendessero il sopravvento sulle istituzioni dello Stato. La circolare del 1927 con la quale si riaffermava la supremazia dei prefetti su tutte le altre autorità provinciali segnalava la volontà del capo del governo di non menomare l'autorità di una burocrazia statale che si stava dimostrando capace di dirigere l’amministrazione dello Stato nelle province e di garantire il mantenimento dell'ordine.
La preoccupazione del Governo non era tanto nella gestione dell’ordine pubblico, ormai sotto controllo, quanto nella gestione dell’Amministrazione pubblica. Per questo motivo non solo gli organi statali decentrati (es. questore, provveditore agli studi, medico provinciale, ingegnere del genio civile, ecc.), ma anche i podestà furono - in modi diversi - sottoposti al prefetto.
La Batteria Centrale
La nascita del centralino riservato del Governo, meglio noto come 'Batteria del Viminale' risale al periodo 1924-1928, con l’allora in carica Ministro delle Colonie e dell’Interno Luigi Federzoni (nato a Bologna nel 1878).
Ubicato nell’attuale palazzo Viminale, all’epoca anche sede della Presidenza del Consiglio, il centralino è stato creato per rispondere all’esigenza di far colloquiare tutte le alte cariche dello Stato in massima segretezza, utilizzando i telefoni a manovella del tempo denominati appunto 'batteria'.
Con il trasferimento degli uffici della Presidenza del Consiglio presso l’attuale sede, verso la metà degli anni sessanta, alcuni elementi della 'Batteria Centrale' sono andati a formare il personale di quel centralino riservato.
Attualmente, in relazione alla connotazione di riservatezza e di spiccata specializzazione, è un presidio con funzione strategica per il coordinamento della gestione dei flussi informativi riservati dello Stato.
Amministrato dalla Polizia di Stato nell’ambito del ministero dell’Interno ed operativo nell’arco delle 24 ore, il centralino supporta nelle comunicazioni le attività svolte dalle alte personalità in campo istituzionale, politico ed economico, comprese quelle degli Europarlamentari presso l’U.E.
Nel 2008 il Presidente Francesco Cossiga ha dedicato alla Batteria un pensiero: «Servo rem publicam omnibus loquendo».