Paolo SARPI, Historia del Concilio Tridentino..., London 1619
Historia del Concilio Tridentino. Nella quale si scoprono tutti gl'artificii della
Corte di Roma, per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del Papato, &
della Chiesa si trattasse. Di Pietro Soave Polano.
In Londra. Appresso Giovan(ni) Billio. Regio Stampatore. MDCXIX.
Collocazione: VI - 114
29 x 19 cm
6 pp. n.n., 806 pp., 9 pp. n.n.
Legatura in pergamena. Antiporta incisa con il ritratto a mezzo busto del vero
autore dell'opera, Paolo Sarpi. Manca l'indicazione dell'incisore. Questa antiporta fu
apparentemente aggiunta in un secondo tempo. In basso all'incisione si trova: "F(rate) Paolo Sarpi
Veneziano Teologo Consultore della Serenissima Repubblica di Venezia".
Testo in caratteri romani e qua e là qualche corsivo; iniziali istoriate. Colophon: In
Londra, Appresso Giovan. Billio Regio Stampatore. M.DC.XIX.
Lo stampatore è il tipografo reale inglese John Bill. Al centro del frontespizio: stemma
della casa reale inglese degli Stuart con il motto: "Dieu et mon droit".
Questa prima edizione, assai ricercata, della famosissima opera del frate veneziano Paolo
Sarpi (1552-1623), appartenente all'Ordine dei Serviti, fu fatta stampare, a sua insaputa, a
Londra, e sotto lo pseudonimo di "Pietro Soave Polano", anagramma di "Paolo Sarpi Veneto", da Marco
Antonio de Dominis (1560-1623), di origine dalmata, già arcivescovo di Spalato, che, attratto
nell'orbita della dissidenza religiosa, fuggì nel 1616 dall'Italia, e, dopo molto peregrinare, si
fermò per un certo periodo di tempo a Londra. Sarpi già a partire dal 1610 aveva lavorato alla
raccolta del materiale per quest'opera e alla sua elaborazione. Durante una sua breve dimora a
Venezia intorno al 1615, il De Dominis pregò Sarpi di dargli il manoscritto della sua opera sul
Concilio Tridentino, per consultarla. A insaputa del Sarpi ne fece fare una copia che si portò
all'estero e, nel 1619, la fece stampare dal tipografo inglese, suo amico, John Bill, premettendovi
una dedica al re Giacomo I, datata 1 gennaio 1619, molto aspra nei riguardi di Roma, come del resto
tutto il sottotitolo, da lui ideato senza consultare il Sarpi. Prefazione e titolo non piacquero
affatto a quest'ultimo, che protestò con il De Dominis. Il libro, l'identità dell'autore del quale,
nonostante lo pseudonimo, venne presto alla luce, fu posto subito, nel novembre dello stesso 1619,
all'Indice dei libri proibiti.
L'opera di Sarpi costituisce la prima storia particolareggiata del Concilio di
Trento, tratta in gran parte da documenti inediti. La tesi centrale del libro, l'intuizione
sarpiana dell'enorme importanza del Concilio per l'ulteriore sviluppo del cattolicesimo, e al tempo
stesso il giudizio negativo dell'autore sul Tridentino, da lui giudicato come il pieno trionfo di
quell'assolutismo papale che, in atto sin dai secoli medioevali, era riuscito a distruggere
completamente ciò che ancora rimaneva dell'antica libertà della Chiesa, spiegano il grande scalpore
suscitato da quest'opera in tutta Europa, e il grande successo da essa riscosso. A distanza di soli
dieci anni, oltre alla originaria versione in lingua italiana, già erano state procurate traduzioni
in latino, francese, inglese e tedesco.