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Interventi e interviste

2004 - Interviste - Altri ministri e sottosegretari precedenti

18.02.2004

L'allarme di Pisanu per la campagna elettorale: «La rissosità politica può eccitare la violenza»

Conversazione con il Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu tratta da "Il Nuovo Riformista" del 17 febbraio 2004

L'allarme di Pisanu per la campagna elettorale:  «La rissosità politica può eccitare la violenza»
Conversazione con il Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu tratta da "Il  Nuovo Riformista" del 17 febbraio 2004


Beppe Pisanu ha un'idea un po' particolare del suo ruolo. Dice che un ministro dell'interno «deve essere legato da una fedeltà assoluta alla maggioranza che l'ha espresso, ma deve agire come in una nicchia istituzionale, dalla quale coltivare un rapporto franco e schietto col parlamento, cui tutto va detto, ogni volta che viene chiesto, perché i suoi poteri di indirizzo e controllo vengono prima di tutto». E, finora, sembra esserci riuscito alla perfezione. E', di fatto, l'unico ministro del governo Berlusconi che riceva regolarmente apprezzamenti e attestati di stima dall'opposizione, sia che arresti un commando delle Brigate rosse o un boss mafioso, sia che si esprima sul delicato tema della convivenza civile con gli immigrati. Dà l'impressione - più che l'impressione - di aver tracciato dei confini invalicabili a quella nicchia istituzionale e sembra volerlo ricordare a tutti ad ogni pie' sospinto. La nomina di questo uomo riflessivo e riservato, figlio di una grande tradizione di senso dello Stato, è stata una notevole fortuna per l'Italia, tormentata da un livello troppo alto di conflittualità politica per consentirsi superficialità e partigianeria nell'uso del suo apparato investigativo e repressivo. In campagna elettorale poi - e una ne è appena cominciata con gran clamore - è di una certa utilità avere al Viminale un arbitro che garantisca l'agibilità e la neutralità del campo di gioco. Le regole - il doppio turno delle amministrative - a quanto pare non cambieranno, ma qualche data sì. Anche se Pisanu dice che «niente è stato ancora deciso», sembra scontato che l'election day ci sarà, che il primo turno delle comunali coinciderà con le europee, e che dunque il secondo turno slitterà a fine giugno, praticamente in estate: «Ci sarebbe però il doppio vantaggio di evitare interferenze sull'anno scolastico e di risparmiare 450 milioni di euro». L'opposizione si opporrà ma - si spera nel governo - non farà barricate.
Il lungo periodo di campagna elettorale preoccupa comunque Pisanu. «Oggi in politica si urla troppo: non c'è un sì che non venga pronunciato senza urla di ammirazione e non c'è un no che non venga espresso senza urla di indignazione. Dovremmo tutti abbassare i toni, ci vorrebbero più equilibrio e più moderazione. Innanzitutto perché la conflittualità eccessiva non porta i voti dei moderati, e anche la sinistra riformista si gioverebbe dell'isolamento delle correnti più estremiste. E poi perché un tasso troppo elevato di rissosità politica può esasperare il conflitto sociale, offrendo l'opportunità a quelle forze eversive e a quei gruppi che agiscono ai confini dell'eversione per deviare qua e là il confronto dal suo naturale alveo democratico».
Il ministro dell'interno non parla solo per sensazioni: è al vertice di una piramide di funzionari pubblici che gli riferiscono, per istituto, informazioni e notizie. «C'è un'area grigia che sta tra il terrorismo e la protesta sociale più veemente, e che è attiva in alcune zone del paese. Ci sono vertenze che all'improvviso si accendono, forse anche più fragorosamente di quanto era lecito aspettarsi e che fanno pensare a qualcuno che dall'esterno abbia compiuto un'opera deliberata e premeditata di esasperazione. Mi preoccupano tuttora quei gruppi che si resero responsabili di pesanti contestazioni ai leader della Cisl, Pezzotta in testa, oggi meno visibili a causa della ritrovata unità sindacale, ma che continuano a covare la loro rabbia». Durante quei momenti, quando Pezzotta veniva fischiato e minacciato in ogni piazza d'Italia, Pisanu convocò nel suo ufficio i tre leader sindacali e li guardò negli occhi. Invitò tutti a non sottovalutare niente, ad alzare la guardia, «non perché pensi che nel sindacato ci possano essere complicità di alcun tipo, ma disattenzioni sì, e nei leader sindacali mi piacerebbe vedere la stessa severità che ho conosciuto in Luciano Lama, nei suoi comportamenti pubblici e nei suoi colloqui privati».
Pisanu ha conseguito grandi successi nella lotta all'eversione brigatista. Le forze di polizia hanno di fatto sgominato il gruppo di fuoco delle Br, e quella colonna tosco-laziale che aveva tenuto viva la lotta armata uccidendo Biagi e D'Antona. Ma sa che «sono operativi altri gruppi, in altre aree del paese, nel nord industriale, nella fascia che va da Genova a Mestre. Il cosiddetto documento di Padova, che trasforma gruppi collaterali in Br-Guerriglia Metropolitana, ci preoccupa molto. Sappiamo che quel riferimento alla guerriglia urbana è fatto proprio per pescare nei gruppi anarchici e nei movimenti estremisti che sono attivi, per esempio, nella contestazione dei Centri di permanenza temporanea per i clandestini, che loro dipingono come lager e che invece sono forse i più civili d'Europa. Non bisogna dimenticare che nell'ultimo covo delle Br sono stati ritrovati cento chili di esplosivo, e le Br di solito non mettono bombe. Erano dunque destinati a gruppi affini, che hanno maggiore dimestichezza con i botti e le esplosioni».
L'ultimo elemento di tensione che preoccupa il ministro dell'interno, alla vigilia di una campagna elettorale molto accesa, è la paglia «qualunquista» che può prendere fuoco a contatto con le scintille dei recenti scandali finanziari. «Qualcuno può essere tentato di gettare discredito sulla politica, lanciando accuse a destra e a manca, lungo tutto l'arco costituzionale. Sarebbe un aiuto indiscriminato a qualunquisti e giustizialisti di ogni ordine e grado». Meno allarmato è invece Pisanu dalla sfida che il terrorismo islamico può portare sul nostro territorio, «anche se l'attenzione va tenuta sempre alta, perché la manovalanza c'è, e prima o poi potrebbe passare dalle usuali attività di supporto logistico all'attacco armato». Il ministro non ritiene che «in Europa il terrorismo islamico abbia la forza di organizzare grandi attentati come quelli di Casablanca, Ryad ed Istanbul, che richiedono una vasta organizzazione, molto denaro e una certa connivenza diffusa nella realtà locale. Sappiamo che ci sono gruppi che si agitano nell'ambito di quella piccola minoranza della comunità islamica italiana (circa il 5% del totale) che è più esposta alla predicazione fondamentalista. Reclutano combattenti per le zone calde del conflitto, falsificano documenti, raccolgono fondi ed armi. Nei loro confronti continueremo ad esercitare la massima vigilanza ed a sviluppare ogni forma di prevenzione, senza escludere in casi estremi il ricorso all'espulsione, previsto dalla legge Turco-Napolitano».