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Interventi e interviste

Interviste - Altri ministri e sottosegretari precedenti

03.04.2005

Elezioni amministrative 2005: questo voto è un dovere per i cittadini

Intervista del Ministro dell'Interno Pisanu pubblicata sul quotidiano "Avvenire"

Una vigilia elettorale così non l'aveva mai vissuta Giuseppe Pisanu. Né prima, come protagonista di parte, né tanto meno dopo, da ministro e da "garante" super partes che tutto vada per il meglio, che il paese possa vivere anche questo ennesimo appuntamento con le urne nella calma e in tutta sicurezza. Questa volta è diverso. E non solo per la commozione del momento luttuoso, per la fatica e l'impegno supplementari che esso impone, con gli occhi di tutto il mondo puntati su Roma e sull'Italia. C'è un di più di coinvolgimento emotivo personale, che il pur navigato politico di lungo corso non pensa minimamente a nascondere.
«Quelle parole riferite da Navarro - confida - quelle ultime frasi diffuse ieri prima della notizia serale, rivolte ai ragazzi che nella notte lo invocavano dalla piazza San Pietro, sono di una bellezza struggente. C'è dentro tutta la giovinezza spirituale del Papa e la freschezza eterna degli ideali cristiani».
E tuttavia il turbamento interiore non lo distoglie minimamente dai suoi doveri istituzionali. Anche ieri sera, come il giorno prima, le ore piccole sono arrivate velocemente, dopo il vertice convocato in fretta a Palazzo Chigi con Gianni Letta, alla luce della notizia venuta a tarda sera da San Pietro. In precedenza, le riunioni con i vertici della Polizia, per coordinare le misure di sicurezza e i 51 mila 600 uomini preposti alla sorveglianza dei seggi. I suoi sentimenti personali, semmai, ne rafforzano certezze già granitiche e da tempo maturate. «Le partite di calcio - sintetizza - si possono sospendere, le elezioni no. Come ministro dell'Interno, non ho mai avuto la benché minima esitazione sulla necessità di farle svolgere regolarmente alla data prestabilita e, per la verità, ho trovato subito il pieno consenso del Presidente del Consiglio, dei colleghi e dell'intera opposizione. Il dolore per la morte del Santo Padre non può in alcun modo distrarci dai nostri doveri di cittadini».

Davvero non ha mai pensato, ministro, di prendere in considerazione le ipotesi affacciate per un rinvio, sia pure come manifestazione di rispetto per il Papa?

Assolutamente no. Penso anzi che disertando le urne faremmo torto al suo insegnamento. Egli infatti ci ha sempre esortati all'impegno civile e ci ha educato alla democrazia ed alla libertà. Direi che in questo caso, in queste circostanze, andare a votare è per i cittadini un dovere più forte del solito. Ovviamente, ognuno voti come crede, ma non faccia mancare il suo personale contributo nella scelta dei futuri governanti delle regioni, delle province e dei comuni interessati dalle consultazioni.

Da quali aspetti dell'insegnamento del Papa le nasce questa convinzione?

Tutto il magistero di Giovanni Paolo II richiama costantemente anche alla dimensione orizzontale dell'opera della Redenzione. E quindi esorta particolarmente all'impegno nella vita civile. Basti pensare a una delle "stelle polari", delle espressioni centrali del suo pensiero, l'enciclica "Centesimus annus", in cui il Papa riprende tutta la gloriosa esperienza del magistero sociale, proiettandola in avanti e dandole, chiaramente, il respiro che solo la più alta dimensione religiosa può garantire.

In questa ora così particolare, quali tra i suoi personali contatti con il Pontefice le torna alla memoria?

Come ministro dell'Interno, per me il più toccante è stato il discorso sul dialogo interreligioso, che il Papa pronunciò davanti ai 25 ministri dell'Interno dell'Unione europea, riuniti a Roma in occasione del semestre di presidenza italiana. Fu un discorso sofferto, ma dopo quell'incontro la Carta sul dialogo tra le religioni, che sembrava in sede comunitaria un'esercitazione velleitaria, ha messo davvero le ali: è stata prima approvata da tutti i miei colleghi e poi fatta propria dai Capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo. Non solo, successivamente è stata anche richiamata in importanti sedi internazionali, come nel documento Usa-Ue sulla lotta al terrorismo.

Perché pensa che quell'udienza sia stata così determinante?

Perché ho potuto constatare che quell'iniziativa è decollata sul serio solo grazie alle parole di Giovanni Paolo II. Il quale per altro, in quell'occasione, non riuscì a concludere la lettura del testo. Eppure lasciò nei miei colleghi europei, credenti e non, una profonda e visibile impressione. La cosa poi è tanto più significativa, se si pensa che quella dichiarazione è l'unico atto recente in sede europea nel quale è richiamato il valore delle radici cristiane della nostra Unione.

Vorrei tornare al suo invito a non disertare le urne. Qualcuno, visto anche il clima rissoso della campagna elettorale fino al penultimo giorno, potrebbe pensare, tanto più nel momento doloroso che tutti viviamo, di lasciar perdere. Magari per pensare alle cose che contano di più...

Ma quello sarebbe proprio un modo per contraddire i valori, le cose che contano di più! Siamo democratici, diceva Zaccagnini, non per la fede, ma a causa della fede. Infatti il Papa ci ha insegnato, con la parola e con l'esempio di tutta la sua esistenza terrena, che la democrazia è un bene prezioso da conquistare e da valorizzare ogni giorno. Aldilà di ogni polemica e di ogni contrasto, la partecipazione al voto è un mezzo indispensabile per raggiungere questo fine.

E lei, personalmente, come sta vivendo queste ore? Cosa le suggerisce la riflessione sull'ultima pagina scritta dal Papa?

Sul piano personale, la sola immagine del Santo Padre, la sua intera vicenda personale, ispira sempre coraggio e fiducia, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. E questo vale anche nella mia veste istituzionale: penso all'enorme quantità di problemi che stiamo affrontando, dovendo garantire sicurezza, ordine e serenità nello svolgimento delle operazioni elettorali, mentre l'attenzione dolorosa di tutto il mondo è concentrata su Roma. Penso poi ai giorni che verranno, con le decine, forse le centinaia di migliaia di persone che affluiranno nella Città eterna. E accanto ai tantissimi cittadini più umili, vedremo giungere anche i leader più prestigiosi della terra. Ma proprio per questo mi sento confortato dall'esortazione costante del Papa: "Non abbiate paura".